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Ogni giorno, qui in Sardegna, per arrivare al lavoro percorro circa 6/7 km in moto.
Una strada poco trafficata che taglia in due i campi e i pascoli che attraversa. Delimitata da filari di alberi di eucalipto e siepi di mirto, ginepro e lentisco, è come un enorme serpente che scende verso il mare. Dopo un lungo rettilineo iniziano una serie di curve che all'improvviso svelano alla vista la linea dell'orizzonte. Netto, preciso, puntuale, spartisce in maniera millimetrica e decisa l'azzurro del cielo dall'argento del mare.
Il tutto dura circa 8/9 minuti. Minuti di libertà immaginata, di velicità, di vibrazioni, odori, rumori. Il vento già caldo del mattino, mi investe con la sua aggressiva e naturale prepotenza.
Tutto questo ancora, dopo anni mi emoziona.
Ogni mattina mi aspetto di incrociare qualche animale e puntualmente tutto ciò avviene: un giorno un gregge di pecore sulla destra, un altro l'asino solitario, unico abitante di un campo all'apparenza abbandonato. E poi mucche, cavalli e tutta una serie di animali pseudo domestici lasciati liberi di girovagare all'interno dei loro grandi appezzamenti recintati.
Poi c'è la fauna, quella vera. Quella selvatica. Un falco che volteggia sopra la mia testa, una piccola tartaruga che rischia la vita nel suo lento attraversare la strada e poi le tracce di un recente passaggio di una famigliola di cinghiali. Infine, loro: le vittime della notte.
Non passa giorno che sull'asfalto non si trovino i resti di qualche impatto, ahimé letale, svoltosi nella sera precedente.
Oggi un piccolo riccio, ieri una civettina e qualche giorno fa una volpe.
Certo a volte un automobilista distratto non riesce ad evitare l'impatto con l'animale che sbuca all'improvviso dal ciglio della strada... Ma una civetta intenta a consumare la propria cena a base di un piccolo roditore al centro della careggiata o il riccio che con il suo lento incedere cerca di raggiungere l'altro lato della campagna non sono così fulminei e repentini dal non potere essere evitati, eppure, non passa giorno che non si trovino i resti di qualche vittima innocente.
Questo mi fa cambiare repentinamente umore. In un nano secondo passo dall'ammirazione totale nei confronti di un panorama mozzafiato allo sconforto impotente di fronte alla cattiveria umana che deliberatamente immagino, si diverte ad investire un piccolo essere vivente tanto utile al nostro eco sistema senza alcuna vergogna.
Mi domando "perché?" ma questo è un quesito che da troppo tempo rimane senza alcuna risposta... E personalmente provo io vergogna per loro.
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