giovedì 16 dicembre 2021

I primi passi...


  

Purtroppo, del capanno attrezzi che trovai quando ne sono diventato il proprietario, non ho alcuna fotografia. 

Con il senno di poi, sarebbe stato interessante andarle a ripescare oggi.

Ricordo comunque l'eccitazione nell'aprire quella porta!

Di fatto era proprio una "baracca". Condonata si, ma pur sempre una baracca.!

Fatta di assi vecchie e lamiere logore, con all'interno una mare di cose inutili e da buttare. Veleni vari contro parassiti, topi, scarafaggi e affini... Attrezzi coperti dalla ruggine... trappole e tagliole... sementi, vasi e tanta immondizia.

Fuori un campo incolto, tralci di vite che avevano avviluppato la qualsiasi, piante da frutto abbandonate e ulivi che meritavano una bella potatura. 

Insomma rispetto al mio immaginario "tutto Romantico e Bucolico", molto "Wild" e totalmente idilliaco, trovai una situazione a dir poco imbarazzante... 

E della mia idea iniziale, "vado e mi diverto", rimanse ben poco... Anzi, direi che lì, c'era solo da fare. E ce ne era in abbondanza... E soprattutto tante cose da imparare... 

Capirete, per un "figlio del cemento", inguaribile sognatore e tendente alla pigrizia come il sottoscritto... si prospettava un futuro impegnativo. Forse l'impresa era più grande di quello che mi ero immaginato?

...Ma la voglia di fare, di non deludere mio figlio e iniziare una nuova avventura era troppo forte e così nel tempo libero iniziai il duro lavoro di bonifica... Che durò praticamente tutto l'invervo. Circa sei mesi.

Zappa, taglia, sega, ara, pota e... sogna! Si, sognavo un'area verde. Per giocare, fare, fuggire. 

Coltivare le sue e le mie passioni. Produrre il mio olio, i miei orataggi. Creare un piccolo poligono di tiro con l'arco e iniziarlo a questa disciplina. Creare un  "luogo non luogo" dove lui potesse giocare in totale libertà con gli amici e la natura, ed io godermi un po' di sano svago. 

Insomma, avere una valvola di sfogo per fare ciò che potesse essere più di nostro gradimento. Tutto nostro. Solo nostro... E piano piano ci riuscii... Non senza fatica ed impegno.

Non ho immagini di quel capanno, ma rimane però di quegli attimi, lo spirito, il ricordo e la felicità... 

E non ultima, la Preghiera Apache (che vi ho pubblico in testa a questo scritto) che era ed è tutt'ora, l'augurio migliore che potessi offrire a mio figlio... Oggi oramai uomo e lontano da questi orizzonti ma sempre e comunque lì con me. 

L'avventura continua...

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